Max Tonetto, ex calciatore della Roma, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione Crossover. Queste le sue parole:
Un giudizio sulla stagione della Roma?
“Le ultime prestazioni della Roma hanno fatto molto discutere, è normale che quando si arriva così ad una sosta molto lunga il dibattito sia acceso. È sicuramente un periodo molto particolare per la Roma. L’ho vista più volte dal vivo in questa stagione e credo che il problema principale sia il ritmo, non so se sia una questione tattica o psicologica. La squadra segna poco, ma è difficile trovare una trama offensiva giocando con certi tempi”.
È mancata la crescita mentale dopo la vittoria in Conference?
“I presupposti per crescere c’erano e ci sono. Quando sono stato all’Olimpico ho vissuto delle emozioni incredibili vedendo i tifosi, il momento degli inni prepartita è incredibile. In tanti anni non ho mai visto un’atmosfera così. È chiaro che il percorso del gruppo dopo la vittoria dello scorso anno e la campagna acquisti estiva ci si aspettava fosse in discesa. Sicuramente tutti speravano che potessero esserci meno difficoltà. Per quello che ho visto la Roma occupa il posto in classifica che merita”.
Hai vissuto grandi stagioni a Roma con due tecnici molto diversi, Spalletti e Ranieri: come vivono i calciatori il “giocare bene”?
“È chiaro che ci si rende conto all’interno dello spogliatoio se una squadra gioca un calcio bello esteticamente o meno, ma il calcio non è una scienza esatta. Ranieri ha fatto la storia di questo sport alla guida del Leicester, si può vincere in tantissimi modi. La mia Roma con Spalletti e con Ranieri ha rischiato di vincere il campionato giocando in modi opposti. All’interno dello spogliatoio ti rendi conto se il risultato arriva o no, che è la cosa più importante. Si crea un bel gruppo che condivide un obiettivo. Anche per i tifosi il discorso è simile: se arrivano i risultati sono contenti. Non è necessario essere belli, ma senza alcune caratteristiche nel calcio di oggi fai fatica. Alla lunga sperare sempre in un errore degli avversari non paga”.
Come reagisce un calciatore alle sollecitazioni di un tecnico come Mourinho?
“Mi ha sempre colpito il modo in cui i giocatori si battono per Mourinho, è sicuramente un allenatore che riesce a farsi volere molto bene. Da questo punto di vista è un maestro, la sua gestione dello spogliatoio è incredibile. L’uscita su Karsdorp sinceramente non mi è piaciuta, perché non ci sono più possibilità di ricomporre la frattura: probabilmente a gennaio dovrà andar via. Mi sono capitati episodi simili nella mia carriera, ma sono sempre accaduti all’interno dello spogliatoio. Molto spesso gli attacchi frontali servono a scuotere tutto il gruppo”.
La Roma ha un problema sugli esterni?
“Non credo sia un problema di caratteristiche perché ci sono opzioni anche diverse tra loro. La squadra in campo si schiaccia molto e poi ha chiaramente tanto campo da occupare. Si fa fatica ad essere lucidi così. Se per risalire il campo si prova ad alzare il pallone serve un riferimento avanzato che riesca a fare un lavoro di quel tipo ed Abraham non è quel giocatore. L’inglese vuole essere coinvolto, è molto associativo”.
La difesa a 4 può essere un’opzione?
“Per come è stata impostata la Roma credo che tutti gli esterni in rosa abbiano bisogno di un centrale dietro di riferimento. Spinazzola forse è quello più abituato a giocare a 4, così come Celik; ma Karsdorp e Zalewski sicuramente no. Chiaramente si può fare tutto, ci si può lavorare e i giocatori si possono adattare. La cosa fondamentale è l’equilibrio”.