Simone Favaro, ex rugbista a 15 italiano nel ruolo di terza linea-ala e 36 volte internazionale per l’Italia, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione A Tutto Sport. Queste le sue parole:
Si aspettava un punteggio così netto contro la Nuova Zelanda?
«Assolutamente no, soprattutto a un Mondiale. Non puoi prevedere 80 punti di scarto, sfido chiunque a farlo. Il gap reale era sui 20-30 punti, speravo in un risultato del genere sinceramente. Sono sempre dalla parte dei giocatori di rugby, entrare in campo e giocare vuol dire mettere sé stessi e il proprio corpo davanti a tutto. Con un risultato del genere, però, l’unica responsabilità è dei ragazzi: se non metti in campo le basi ti fai male, sia fisicamente sia sul risultato. La Nuova Zelanda ha messo in campo il rispetto, nell’Italia molti ragazzi magari alle prime apparizioni l’hanno presa sottogamba».
Che cosa si aspetta, invece, dalla sfida contro la Francia?
«Ormai sono tifoso, mi aspetto divertimento e di sognare. I ragazzi devono fare la partita della vita, portare il risultato a casa e farci emozionare».
L’Italia riuscirà a qualificarsi alla fase successiva del Mondiale?
«Da domani, come i giocatori faranno, ci si deve mettere alle spalle la Nuova Zelanda pensando solo alla Francia e quindi tornerò a essere sognatore. Oggi, però, devo essere cinico: la Francia gioca in casa e non può né deve sbagliare, vuole vincere questo Mondiale. La vedo davvero dura, direi una possibilità su 100. I francesi a mio avviso sono i favoriti, ma spero nell’Irlanda per il gioco che esprime al mille per cento. Vedo molto probabile, comunque, la vittoria finale di una Nazionale europea».
Quale è il tuo ricordo preferito dell’esperienza in Nazionale e al Mondiale?
«Sono tanti, e più fuori dal campo che dentro. Si ricordano tanto l’Italia che ha battuto la Francia per la prima volta e io sarò uno di quelli che verranno ricordati per aver battuto il SudAfrica per la prima volta. Il Mondiale, poi, è un evento: è una cosa bellissima. La carriera di un giocatore è un viaggio, il Mondiale è una tappa a cui arrivi dopo 5 anni di preparazione tramite altre competizioni come il Sei Nazioni. Non riesco a descrivere quest’emozione a parole, c’è un’atmosfera che rende il tutto speciale. E’ tutto bello, soprattutto come lo vivi: quando fai il professionista giochi tantissimo, perdendo magari anche quel feeling del pre-partita e dell’allenamento settimanale. Il Mondiale ti riporta bambino».
Si parla spesso di ampliare il Sei Nazioni o di togliere l’Italia: che idea si è fatto?
«Penso che ci siano le squadre giuste all’interno e che ci sia un grandissimo gap tra le squadre di prima e seconda fascia. C’è la Georgia che sì se lo merita per i risultati, ma non l’abbiamo mai vista fare competizioni di alto livello che impiegano tanta energia. La promozione e la retrocessione di una delle squadre dal Sei Nazioni non mi dispiacerebbe, sono molto meritocratico. Si parla tanto dell’Italia ma non vedo il Galles migliore di noi, per me è un discorso prettamente economico delle Federazioni. Sarebbe bello per vedere queste Nazionali approcciarsi al Sei Nazioni, vedendo l’ingresso di una nuova cultura rugbistica».
Foto: AFP/Getty Images
Marcello Spaziani