L’allenatore della Roma è intervenuto nella consueta conferenza stampa alla vigilia della sfida di Europa League contro la Real Sociedad.
Queste, quindi, le parole di José Mourinho in vista degli ottavi di finale contro gli spagnoli:
Che analisi si può fare sulla Real Sociedad?
“È un’ottima squadra, onestamente è difficile trovare punti deboli. Imanol è sicuramente un bravissimo allenatore, la squadra è organizzata sia dal punto di vista difensivo, non è facile segnare, sia nell’organizzazione offensiva. I giocatori sono tecnicamente bravi. In Liga essere quarti dopo i tre giganti è tanta roba. È una squadra di qualità, non si può dire che siamo stati fortunati nel sorteggio. L’Europa League soprattutto quest’anno ha super qualità rispetto ad altre stagioni, sarà difficile ma sono sicuro che ci guardano con lo stesso rispetto con cui noi guardiamo loro”.
Non c’è solo Oyarzabal, è una squadra che punta sul collettivo.
“Oyarzabal è molto bravo, ma la Real Sociedad è molto più di lui. Ha giocatori di altissimo livello, ma la cosa più importante è la squadra e come gioca di squadra. Difensivamente è molto organizzata, dal punto di vista offensivo non vive solo della qualità dei giocatori, ma anche delle loro organizzazioni. Durante la partita può cambiare sistema di gioco con facilità: il 4-4-2 con il rombo è automatico, poi con il 4-3-3 dà mobilità ai giocatori offensivi. È una bellissima squadra e faccio i complimenti al tecnico. Conosco molto bene il campionato spagnolo, le tre squadre che sono sempre lì in classifica hanno un potenziale economico che non si può paragonare a quelle che vengono dopo. Poi c’è la lotta per il quarto posto, quest’anno la Real Sociedad è lì dall’inizio. Nel girone europeo ha affrontato il Manchester United, poi non ha disputato il playoff e sono due partite in meno. Posso solo fare i complimenti”.
Abraham è cresciuto rispetto alla prima parte di stagione, ancora sembra che non sia quello visto nella scorsa stagione. Secondo lei, il vero Abraham è quello della scorsa stagione? Cosa gli manca?
“Per me c’è solo un Abraham che mi interessa: è il giocatore di squadra. È anche quello in panchina nell’ultima partita, che ha festeggiato il gol sotto la Curva, sembrava avesse segnato lui. Capisco cosa intendi, capisco che possa fare più gol, ma per noi è importante il suo contributo alla squadra. Nell’ultima partita ha giocato 15 minuti e lo ha fatto bene. Sta bene, Belotti sta bene. Quello che fa un attaccante ha un rapporto diretto con quello che fa la squadra, se non hanno giocato bene a Cremona è perché la squadra ha giocato male. Tutti e due hanno fatto un buon lavoro per la squadra contro la Juve. Mi aspetto questo da loro, la cosa che mi fa più piacere è che il giocatore sia un calciatore di squadra. Per lui è stata una settimana unica perché è nato il suo primo figlio, ha una voglia grandissima di giocare e, se possibile, di segnare. Se loro due lavorano bene per la squadra, per me è sufficiente”.
Le ultime partite dimostrano che la Roma non riesce ad avere la stessa intensità quando si giocano partite ravvicinate. Pensa che possa essere ancora possibile? Si augura o spera di essere in panchina col Sassuolo?
“Partiamo dall’ultima: non mi aspetto nulla, non parlo finché il processo non finirà. Quando finirà, non avrò problemi a rispondere ad un paio di domande. Ma ora devo rispettare il processo e aspettare tranquillo, senza dire nulla. Dal punto di vista fisico penso che siamo in mano a gente di grandissima qualità: abbiamo un preparatore atletico e gente di altissimo livello. Anche il mio modo di lavorare e gli esercizi che facciamo hanno sempre un obiettivo sotto l’aspetto fisico, penso che facciamo un grandissimo lavoro. Ma non puoi cambiare il DNA dei singoli. Ci sono giocatori che possono giocare ogni giorno, ad esempio Javier Zanetti poteva giocare 7 partite alla settimana, altri soffrono di più. Direi che sia una questione dal punto di vista mentale, di essere capaci di giocare ogni partita con quella pressione buona di pensare che bisogna vincere la partita per gli obiettivi di squadra. Penso sia una questione mentale. L’anno scorso siamo arrivati settimi in classifica, nelle ultime stagioni sesti o settimi, non lo so. Questo non aiuta. Finire sesti, settimi, ottavi o quinti, non vivi con quella pressione. Il corpo e soprattuto la mente si abituano a questo o alla tranquillità di non sentire questa pressione. Penso che siamo in evoluzione sotto diversi aspetti. Nel mio primo anno abbiamo perso due volte con la Juve, con il Milan e l’Inter, quest’anno abbiamo vinto contro la Juve e contro l’Inter e abbiamo pareggiato con il Milan: dal punto di vista dei big match la squadra è cresciuta abbastanza dal punto di vista mentale. Nella continuità di sapere di vincere tre partite di fila in una settimana facciamo fatica”.
Dybala sta avendo un rendimento straordinario, di chi è il merito?
“Il merito è di Paulo, dei suoi compagni e dei tifosi. Ha trovato un gruppo di giocatori empatici, in una squadra che soprattutto quando gioca in casa si sente l’amore dei tifosi. Cerco di aiutarlo nella gestione del suo corpo, è un giocatore giovane ma con un passato recente nella Juventus con tanti infortuni. È arrivato qui motivato, con la motivazione di giocare un Mondiale che poi ha vinto. Si sente importante perché è importante per noi. Non dico che sia rinato, ma rinnovato nelle motivazioni. Sono molto felice perché, al di là del giocatore che tutti conosciamo, è un ragazzo fantastico, umile, semplice che merita tutto questo affetto che sente qui a Roma”.
Marcello Spaziani