Marco Rossi, CT dell’Ungheria ed ex difensore, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione Mixover. Queste le sue parole:
Che cosa è successo nell’ultima sfida contro la Lituania, terminata 2-2 e che ha rimandato la qualificazione a Euro2024?
«Peccato, avessimo vinto ieri ci saremmo qualificati con due giornate d’anticipo: ci manca un solo punto. Abbiamo approcciato male alla partita, sembrava quella dell’Italia in Macedonia del Nord. Il campo era al limite dell’impraticabilità, e non abbiamo capito che non potevamo giocare in un determinato modo subendo la loro fisicità. Nel secondo tempo abbiamo cambiato totalmente registro, ma c’è da dire che non abbiamo neanche avuto quel pizzico di fortuna che invece ci ha assistito contro la Serbia. Ci penseremo alla prossima».
Come è possibile andare a giocare, nel 2023, in campi evidentemente non adatti a una partita di calcio?
«Per offrire a tutti gli stessi diritti di partecipazione si chiudono occhi e orecchie rispetto a situazioni che penalizzano anche lo spettacolo. Ci sono campi che sono campi dove si potrebbero coltivare gli ortaggi. Diventa difficile soprattutto se pianifichi di giocare in un determinato modo, se hai giocatori con certe caratteristiche. Noi abbiamo una squadra non molto fisica ma agile e veloce, con una buona tecnica, e ci siamo trovati a giocare con gente che dal punto di vista fisico ci sovrastava».
Spera di passare, prima o poi, dalla panchina ungherese a quella dell’Italia?
«Non lo penso neanche lontanamente, penso che nessuno lo abbia mai pensato neanche della mia famiglia e nessuno lo penserà in futuro. Lo dico per un discorso semplice: quando sei secondo o terzo in Europa automaticamente lo sei nel mondo, un giocatore o allenatore che per un motivo o un altro non si siano cimentati nel massimo campionato italiano viene considerato come non abbastanza bravo per poter arrivare in Italia. Automaticamente, quindi, non viene preso in considerazione per incarichi importanti. In Italia, come in tutte le altre parti del mondo, contano anche le relazioni».
Come procede l’inserimento di Spalletti sulla panchina azzurra?
«La partita con la Macedonia del Nord non è stato un test attendibile, l’Italia era partita bene e ai punti avrebbe meritato di vincere. L’Italia è stata sfortunata al sorteggio pescando l’Inghilterra, ma credo che nelle ultime due gare riesca a fare tranquillamente i punti di cui ha bisogno per qualificarsi. Spalletti come tecnico ha bisogno di tempo, quando sei Commissario Tecnico stai insieme alla Nazionale per pochi giorni e tempo per lavorare sulla tattica ce n’è pochissimo. Bisogna dare tempo perché con due-tre convocazioni non è sufficiente valutare il suo operato. La Nazionale Italiana, comunque, continua a essere una delle più competitive. Per quanto riguarda le ultime partite dipende dal momento in cui certe Nazionali s’incontrano e si affrontano, ma le prossime due partite saranno decisive contro avversari non irresistibili. Quello che è successo contro la Macedonia del Nord è successo una volta, e penso non succederà più».
E’ sorpreso dallo scandalo calcio-scommesse emerso in Italia negli ultimi giorni?
«Sono sorpreso, credo che ormai i giocatori dovrebbero sapere quello che è loro consentito e quello che non dovrebbero fare. Poi, se purtroppo qualcuno è affetto da questa malattia, chiaramente bisogna valutare nel dettaglio che tipo di illeciti può aver commesso. Questo è un fulmine a ciel sereno che non si aspettava nessuno. Io personalmente non ho mai azzeccato un pronostico e non ho mai vinto una lira».
Come valuta l’inizio stagionale della Roma?
«La Roma ha iniziato questo campionato zoppicando, con risultati altalenanti. Mourinho ha una stima straordinaria, io penso che sia quel tipo di allenatore la cui carriera parla da solo. Se ha deciso di rimanere alla Roma cercherà di fare di tutto per portarla dove merita, poi chiaramente serve anche il materiale per poter competere. Può darsi che ci sia qualche lacuna sulla sua visione se ha chiesto determinati giocatori e non sono arrivati, ma sulla carta la Roma quest’anno può fare bene e se si dà fiducia a Mourinho alla fine qualcosa lo si raccoglie sempre: lo dice la sua storia».
Chi vedrebbe meglio per il post-Mourinho: Antonio Conte o Thiago Motta?
«Io punterei su Antonio Conte. Ha allenato la Juve, ma anche l’Inter. Quando si è professionisti non si può essere campanilisti più di tanto, bisogna guardare all’aspetto professionale. Va tenuto conto, quando si prendono le decisioni, di come vengono prese, nei confronti anche della tifoseria che porta avanti tutto».
Marcello Spaziani