Luigi “Gigi” Cagni, ex difensore con oltre 500 presenze in carriera tra i professionisti e oggi allenatore in “pensione”, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione “Borderò“. Queste le sue parole:

Perché la Roma non sta andando bene in questo momento?
«In questo momento vale il discorso per tutte le squadre italiane che hanno le Coppe. Non riusciamo ad avere un’intensità alta per lunghi periodi di tempo. Qui devo dare la colpa ai giocatori: tre partite in una settimana a grandi ritmi io riuscivo a farle, facevamo i professionisti. Oggi, soprattutto ai giovani, non viene insegnato il mestiere: non hanno la mentalità del professionista perché non glielo hanno detto, al di là dei social e dei media loro non sono all’altezza di sopportare pesi come grandi partite e critiche. Andiamo dietro alle mode, abbiamo gente che comanda che non capisce niente di calcio: non guardiamo al futuro, viviamo al momento per fare qualcosa al momento».

In Italia manca il concetto d’intensità: è davvero così?
«L’Inter non vincerà mai lo scudetto così, perché va a due all’ora. Non aspetto altro che Udinese-Atalanta questo week-end, non mi annoierò sicuro perché andranno a 200all’ora e si affronteranno a viso aperto. Sicuramente perché non affrontano le coppe, ma tre gare in una settimana sono fattibili. Io guardo anche gli altri campionati: non sono belli tecnicamente, ma vedi comunque intensità».

Matic e Cristante non sono una coppia, Mourinho continua a schierarli insieme, e la Roma prende sempre lo stesso tipo di gol da fuori area. Come mai?
«Mourinho ha deciso di giocare con tre giocatori offensivi, ci sta, ma questi giocatori devono difendere altrimenti il centrocampo subisce. Se hai una squadra votata all’attacco diventa difficile quando incontri una squadra tecnicamente forte che attacca, i difensori sono soli. La Roma spesso non è compatta e lascia troppi spazi, al di là del fatto che spesso i difensori in generale indietreggiano verso la propria area. Nessuno insegna più l’1vs1, non c’è più l’insegnamento di tecnica individuale nei ruoli: ora fanno solo tattica, che è l’ultima cosa che dovrebbero fare. Per prima cosa devi costruire atleti».

Se la Roma non riesce a supportare le 3 punte in questomomento, perché l’allenatore non cambia qualcosa?
«Bisognerebbe chiederlo a lui, ma chi lasci fuori? Dybala? Tutti hanno sempre esaltato Mancini, ma secondo me è peggiorato e penso di poter giudicare un difensore, avendolo fatto per oltre vent’anni. Tecnicamente ero scarso, ma sapevo difendere e questa dovrebbe essere la prima qualità di un difensore. Io non vedo degli italiani che emergano per personalità. L’unico, di cui parlai anni fa, era Raspadori, senza guardare le qualità tecniche. Barella non sarà mai un leader, è forte e fine ma per essere leader ci vogliono altri qualità che oggi non ci sono. Nella Nazionale l’allenatore è il leader della squadra, non c’è nessun giocatore in Italia che risolva il problema dell’allenatore. Facciamo diventare grandi giocatori che non sono grandi».

Zaniolo è un giocatore che ha davvero qualità nel suo DNA?
«Assolutamente sì. Tecnicamente e fisicamente ha le qualità per poter diventare uno dei giocatori più forti in Europa e forse nel Mondo. La prima cosa che bisognava insegnargli era che per fare questo mestiere è necessario fare sacrifici, tenersi in una certa condizione, dare il massimo in campo facendo determinate cose. Sotto l’aspetto tecnico-individuale è un fenomeno, c’è poco da insegnargli: bisogna fargli capire come si fa questo mestiere. Gli allenatori come Mourinho, aggiungerei giustamente, non si mettono a spiegare queste cose: dovevano dirglielo prima, all’Inter, quando era giovane e non sapevano di avere tra le mani un tale fenomeno. Essendo così alto e fragile deve avere un qualcuno che gli dica in ogni momento cosa fare».

La soluzione per lui potrebbe essere la panchina?
«Onestamente non lo so, gli allenatori hanno tanti metodi e sanno cosa fare. Zaniolo ha 23 anni, sta finendo lo sviluppo adesso: ma ha bisogno che qualcuno gli dica come muoversi, cosa fare, ed un allenatore non lo fa giustamente. Se capisce le cose può diventare un fuoriclasse a 25-26 anni».