Luca Pancalli, ex pentatleta e nuotatore vincitore di otto ori alle Olimpiadi, oggi Presidente del Comitato Paralimpico Italiano, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione A Tutto Sport. Queste le sue parole:
Come sta vivendo l’avvicinamento verso Parigi 2024?
«Con grande ottimismo, grazie anche al lavoro di tutte le Federazioni. I nostri processi di qualificazione termineranno nel giugno prossimo, ma a oggi tanti sono gli slot già conquistati».
In che modo si prepara una Paralimpiade?
«Non si finisce mai di preparare una Paralimpiade, così come per le Olimpiadi. C’è grande attenzione su quello che stanno facendo i nostri competitors principali, noi siamo cresciuti tantissimo e siamo nella top-ten mondiale ma anche gli altri si stanno attrezzando. Si prepara con grande serietà e determinazione, non pensando solo a questa che è ormai alle porte ma anche a quelle che verranno, concentrandocisi quindi anche sui giovani che parteciperanno».
Quali sono gli elementi caratterizzanti del mondo paralimpico?
«L’elemento di comunione tra il mondo olimpico e paralimpico è lo sport, senza dubbio. Qualsiasi atleta olimpico sogna di partecipare alle Olimpiadi, e così è anche per noi. Il nostro mondo, poi, ha l’obiettivo di portare ancora di più una dimensione egualitaria e umana, con aspetti educativi che sono quotidiani. Dietro una grande medaglia c’è sempre la domanda su chi sia l’atleta paralimpico e che cosa abbia dovuto vivere nella propria vita».
Che cosa spinge una persona a trovare nello sport quella leva per rialzarsi?
«Ciascuno di noi affronta la propria situazione in maniera diversa, non ci sono regole stabilite. Il minimo comune denominatore ovviamente è lo sport, momento in cui impari a guardare non ciò che hai perso ma ciò che ti è rimasto. Se riesci a farlo nello sport, coltivando la passione che avevi prima dell’incidente o della malattia o magari trovando una nuova passione, cominci a guardare con ottimismo tutta la vita. Tutto ciò, ovviamente, guardando anche a chi magari non può neanche intraprendere più una vita di sport e sono costretti a vivere la quotidianità».
Come stanno procedendo i Mondiali di Scherma Paralimpica a Terni?
«E’ una manifestazione che è andata e sta andando molto bene. Sono soddisfatto anche per la partecipazione del pubblico e delle scuole. Prima a Milano , ora a Terni con i nostri della scherma paralimpica. E’ un grande investimento, ma anche un punto interrogativo: abbiamo bisogno che i nostri atleti siano rispettati anche da parte del pubblico, e quello ternano lo ha fatto ampiamente. C’è anche la copertura televisiva su RaiSport, rispetto agli anni passati non è poca roba. Sono un uomo di sport e non voglio entrare in ambito politico, ritengo che non organizzare una manifestazione del genere come quella Olimpiaca a Paralimpica a Roma durante la precedente amministrazione sia stato un pensiero dato dalla possibilità di non riuscire a organizzare bene un evento del genere. Qualsiasi evento sportivo fa bene al nostro Paese, purché sia organizzato con trasparenza: si è persa un’occasione, vediamo nel futuro».
Quale è il suo ricordo più bello della vita olimpica e paralimpica?
«Paradossalmente non sono le varie medaglie conquistate, quanto le relazioni e i rapporti di amicizia che mi hanno portato a conoscere tanti colleghi e avversari sia in spogliatoio che in vasca. Ho avuto fortuna di fare sport sia nel mondo olimpico sia in quello paralimpico, il riassunto delle vita sportiva è meno importante di tante altre cose. La competizione e l’agonismo fanno parte di noi, ma lo sport regala molto di più che uno impara ad apprezzare con il passare degli anni. Il ricordo più bello è la mensa al villaggio olimpico, c’è una confusione di lingue, colori della pelle e religioni ma tutto in un clima di amicizia».
Marcello Spaziani