Luigi “Gigi” Cagni, ex difensore con oltre 500 presenze in carriera tra i professionisti e oggi allenatore in “pensione”, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5. Queste le sue parole:
Che cosa pensa di questo momento della Roma?
«Ha numerosi problemi, l’ho detto dall’inizio. Va capito l’obiettivo che uno ha, per fare cose importanti questo organico non è all’altezza. Ci sono giocatori di grande qualità, ma non sono tantissimi. Se hai bravi giocatori e ti esprimi come Mourinho sa fare allora vinci, però il bravo allenatore tatticamente si vede soprattutto nei momenti di difficoltà con giocatori anche non fortissimi».
Da allenatore, quanto è difficile gestire la campagna acquisti insieme a un Direttore Sportivo?
«Se devi entrare in Champions League chiedi determinati giocatori, poi se la società ti dice che quei giocatori sono irraggiungibili allora ti devi adattare. Per l’organico che ho visto fin dall’inizio non è che la Roma potesse pretendere tantissimo, qualcosa di meglio si ma non tantissimo. Si parla tanto delle condizioni fisiche di Renato Sanches, ma anche Dybala veniva da una storia clinica travagliata. Quando gioca vince le partite da solo, ma quante ne gioca in un anno?. La preparazione è determinante, va fatta bene e viaggiare tanto nel corso della preparazione non fa bene a nessuno».
La Roma è più una squadra da Campionato oppure da Coppa?
«Secondo me da Coppa, e lo stanno dimostrando. Mourinho deve essere più sincero, la gente non è stupida. Ora come ora la qualificazione in Champions è difficile».
Pensa che ci sia un disinnamoramento nei confronti della Nazionale italiana di calcio?
«A questa domanda dovrebbe rispondere qualcuno che non ama la Nazionale. Noi dell’Italia abbiamo 30 giocatori, ma abbiamo dovuto prendere un argentino per avere un centravanti. Le squadre italiane hanno pochi giocatori di qualità, questo è il problema. Tecnicamente secondo me non siamo inferiori a nessuno, siamo inferiori come numeri e secondo me manchiamo di grande personalità che una Nazionale che vuole far amare deve avere. Non abbiamo grandi personalità in squadra, chi ha personalità infatti è l’allenatore».
Che cosa è necessario cambiare nel calcio moderno?
«Dov’è il calcio moderno, quello che fai 3 tiri in porta durante la partita o 82 passaggi a metà campo? Io questo non lo reputo calcio, infatti mi annoio. Ormai ci si focalizza troppo sulla tattica, anche nei settori giovanili. Vogliono tutti scimmiottare gli allenatori che giocano a più tocchi o in velocità, ma non fanno più dribblare i ragazzi. Non parlo dei difensori del nostro campionato, e non solo del nostro. E’ una questione di insegnamento: dobbiamo cambiare tutto se vogliamo migliorarci, poi viene il discorso delle qualità fisiche che non abbiamo. Abbiamo solo qualche difensore molto alto, i centrocampisti sono tutti di altezza media per non parlare delle punte, eccezion fatta per lo Scamacca della situazione. Le altre Nazionali mi fanno vedere altro, vincere l’Europeo come abbiamo fatto noi è una cosa che capita una volta. Nel calcio moderno il primo obiettivo secondo me è la condizione fisica, comandano i ritmi: puoi avere tutte le qualità del mondo, ma deve reggere anche fisicamente. Va poi insegnato come si fa questo mestiere, è un lavoro duro e ci sono delle regole da rispettare in qualità di professionista che limitano anche gli infortuni: non devi fare tardi la sera, non devi andare in motorino eccetera. I ragazzi però vivono in un altro mondo, non vivono però più la passione del calcio: per questo ho smesso di fare calcio, non mi trovo più in questo sistema e guarda caso chi ha un altro sistema, quello che dico io, vince. Non vedo valori in giro…Dovrebbero tutti guardare i Mondiali dell’82, come entravano in campo anche i giovanissimi».
Marcello Spaziani