Giacomo Galanda, ex Capitano della Nazionale Italiana di Basket e ora Consigliere Federale, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione A Tutto Sport. Queste le sue parole:

Che cos’è il basket 3×3?
«Il basket 3×3 è una nuova declinazione della pallacanestro. E’ partito come il gioco che si faceva abitualmente al campetto, poi piano piano è diventato qualcosa di sempre più coinvolgente e istituzionalizzato. La FIBA ci ha creduto, ed è diventato come il Beach-Volley per la pallavolo. Nel mondo ci sono state Nazioni che si sono appassionate un po’ di più, noi siamo a un buon livello ma dobbiamo creare un movimento professionistico. Ora stiamo lavorando sul tessuto e sulla crescita dei tornei, ma siamo a buon punto. La Nazionale, soprattutto quella femminile, si è difesa bene: siamo andati alle Olimpiadi di Tokyo. Le chances di entrare alle prossime Olimpiadi non sono tantissime. Nel 3×3, però, può succedere di tutto perché i quarti durano 10 minuti e davvero dipende dalla giornata. Il tiro da tre vale il doppio del tiro da due, cioè due punti invece che uno, quindi l’incidenza del tiro dalla lunga distanza vale di più. E’ una pallacanestro molto veloce».

Che cosa cambia a livello di tattica?
«La tattica dipende dai giocatori che possiamo avere e schierare. I giocatori più alti sono anche più lenti, lo dico dall’alto dei miei 2metri e 10. In uno sport del genere vanno dimenticati gli errori, non ci si può rilassare un secondo né stare a protestare con l’arbitro per un errore commesso altrimenti si darebbe un vantaggio all’avversario. Con un paio di passaggi si può segnare subito, la tattica c’è ma conta soprattutto l’approccio mentale».

L’Italia riuscirà a qualificarsi alle Olimpiadi di Parigi?
«E’ una domanda da 3 milioni di dollari. La nostra Italia ci ha fatto vedere gioie e dolori. Siamo stati una squadra capace di battere chiunque ma anche di perdere contro chiunque. L’equilibrio è molto alto, tutte le squadre se la possono giocare. La Germania è la testimonianza del fatto che giocando sui propri valori e costruendo nel lungo tempo si può arrivare a risultati isperati. Dobbiamo credere nei nostri giocatori, senza esaltarli quando vinciamo e senza massacrarli quando perdiamo. Alla lunga distanza questo conta, come anche la fisicità soprattutto in campo internazionale. Nel Pre-Olimpico conta avere una squadra preparata anche fisicamente. E’ difficile qualificarsi per le Olimpiadi, è il sogno di tutti e i posti sono ridotti».

Come si spiega il fatto che la differenza tra basket americano e basket europeo si sia assottigliata?
«Mi aspettavo che gli Stati Uniti, nonostante l’ottima squadra, potessero subire una pressione di qualche tipo. Ci sono tanti protagonisti NBA, compresi i nostri. Ha vinto chi è stato più costante, la Germania ha vinto 8 partite su 8 ma è stata molto brava a trovare la forza del gruppo in tutto e per tutto usando tutti e 12 i giocatori. E’ passato alla storia anche lo screzio tra giocatori e allenatori, anche tra i più rappresentativi. Ho notato tantissimo equilibrio, noi ci siamo giocati le nostre chances ma siamo calati e non siamo riusciti a chiudere in bellezza. Dobbiamo crescere e lavorare per accrescere l’organico mettendoli al top della forma e andando ad aggiungere un po’».

Come si sta aprendo l’NBA al mondo?
«L’NBA si è aperta tantissimo al mondo, soprattutto per ragioni di marketing. Ha cominciato a portare giocatori da Cina, Francia, Italia, Spagna. Il gioco si è piano piano omologato su tutte le latitudini. Ora stanno crescendo molto le squadre africane, anche se non hanno brillato nell’ultimo Mondiale. L’NBA ha creato delle Academy in Africa, abbiamo un mondo sempre più globalizzato e la pallacanestro viaggia in avanti anche di più rispetto ad altri sport. La differenza è sempre inferiore, tutti i giocatori hanno la possibilità di giocare in NBA e imparare le caratteristiche di quel gioco».

Quanto manca al basket italiano una squadra in A1 per Roma, alla luce del suo grande bacino d’utenza?
«Siamo un’anomalia: tutte le Nazioni al mondo hanno una squadra importante di pallacanestro nella Capitale. Roma ha necessità di essere leader e avere una o più squadre importanti. Si deve lavorare sul territorio per far appassionare i ragazzi e provare a tornare a essere protagonisti».

Marcello Spaziani