Giacomo Agostini, leggenda del motociclismo mondiale con 15 titoli iridati, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione “Borderò“ alla vigilia del Gran Premio di Valencia. Queste le sue parole:
Come si dovrà affrontare questo tipo di Gran Premio?
«In questa situazione il pilota è molto teso, basta una piccola cosa per perdere il titolo di Campione del Mondo. Il vantaggio comunque è tanto: Bagnaia dovrebbe arrivare dopo il 14esimo posto e Quartararo dovrebbe vincere. Finché non c’è la matematica, però, non si può stare tranquilli. Quartararo non ha nulla da perdere, Bagnaia deciderà come approcciare alla gara dopo la partenza».
Ci sono amici in queste situazioni?
«Parlare di amici è difficile, ci potrebbe essere qualcuno a darti una mano ma in questi casi non serve».
Il circuito di Valencia è più pro-Bagnaia o pro-Quartararo?
«Quando un pilota è valido va bene dappertutto, non ha problemi né di qua né di là. Madre Natura ti dà la possibilità di andare più o meno veloce, di stringere la curva o no. Questa pista non è molto lunga, non ha curvoni impegnativi. Un po’ come in uno stadio, c’è il pubblico attorno che vede tutto. Dalle prove abbiamo visto che ci sono venti piloti in un secondo, i primi sette-otto in un decimo».
Bagnaia ha compiuto una rimonta straordinaria nei confronti di Quartararo, come è stato possibile?
«Bagnaia non è partito benissimo, forse perché troppo sotto pressione, poi ha imbeccato la strada giusta ed è riuscito a rimontare fino ad arrivare a un vantaggio di 23 punti».
Che cosa significherebbe la vittoria di un italiano su una moto italiana?
«Per noi italiani è sempre un grande orgoglio, portiamo nel mondo non solo piloti ma anche tecnologie all’avanguardia».
Come si spiega la presenza di tanti italiani in MotoGP e la totale assenza in F1?
«Oggi effettivamente non c’è più un italiano in F1, questo è un grande dispiacere. Immaginate un italiano in Ferrari, sarebbe una cosa meravigliosa. Entrare a far parte del motociclismo, però, è molto meno costoso rispetto alla F1 ma anche semplicemente rispetto ai go-kart. In moto basta avere un motorino, poi se uno ha talento riesce ad emergere».
Che ricordo ha del suo primo titolo mondiale nel 1966?
«Meraviglioso! Da bambino sognavo di poter vincere una gara e poi sono diventato Campione del Mondo. Me ne sono resto conto solo il giorno dopo, leggendolo dai giornali, non mi sembrava vero».
Come è sbocciato il suo amore per il motociclismo?
«Ho avuto contro la mia famiglia, ora capisco che ai miei tempi era molto pericoloso perché non c’erano le misure di sicurezza di oggi. Il mio grande amore, però, era quello, volevo solamente correre in moto e con tanta fatica sono riuscito ad esaudire quel sogno. Madre Natura mi ha regalato questo dono».
Cosa direbbe in questo momento a Bagnaia?
«C’è poco da dire, sarà già molto teso. E’ una persona intelligente, saprà cosa fare solamente dopo la partenza. In quel momento potrà decidere se lottare per la vittoria o magari per il quinto posto. Dopo i primi giri sarà possibile capire cosa Bagnaia può fare e deve fare».
Marcello Spaziani