Davide Frattesi si è raccontato a “Cronache di Spogliatoio“, tra i temi trattati il suo percorso e i sogni futuri. Di seguito un estratto dell’intervista al centrocampista del Sassuolo:
Come ti trovi da mezzala?
“Lo scorso anno giocavo a due ed era più difficile andare in avanti. Questa stagione mi è espressamente richiesto di attaccare l’area avversaria. Il cambio di ruolo parte a inizio anno. Dionisi mi ha detto ‘Davide, sei una delle mezzali più forti del campionato. Cambio modulo soprattutto per te’. Ragionandoci, un anno da mezzala mi serve per crescere ancora. Ho 23 anni e tra tutti i ruoli del centrocampo, il play basso è quello che ho meno come caratteristiche. Anche perché mi verrebbe da spingermi in avanti. Quando si va in una squadra che fa più competizioni, è necessario saper interpretare più ruoli e farlo bene“.
Lo stile di gioco preferito?
“Preferisco giocare con squadre che vanno a uomo, che fanno i duelli, in modo da fare 1 vs 1 a tutto campo. Mi trovo meglio così perché è tutto un contromovimento, faccio finta di andare lungo e vengo corto, e così via. Spesso aiuta rivedere le partite per capire chi lascia scoperta una parte di campo, come si posizionano, dove c’è spazio per andare ad attaccare una determinata porzione“.
Come hai vissuto il ritiro estivo?
“Io voglio essere sincero. Voglio che dall’altra parte, quando mi relaziono, sia la stessa cosa. Se avessi detto di essere contento della permanenza, sarei stato bugiardo. Se faccio un’intervista, è perché qualcuno vuole sapere qualcosa. Va detta la verità. Sono sempre stato uno che pensa che la verità paga. Almeno la gente ha visto che sono sincero“.
Come evolverà il tuo ruolo?
“Tra 10 anni vorrei essere con tanti trofei, mi vedo più a 2 che a 3 perché le qualità fisiche verranno meno ma ci sarà più esperienza che intelligenza. Poi giocare a due è più divertente perché tocchi più palloni. Il mio modello che gioca è Barella. Che non è in attività, Perrotta o Marchisio“.
Come hai vissuto la convocazione in Nazionale?
“Emozionante trovare De Rossi nello staff. Convocazione coronamento di un sogno, qualcosa inseguito da tanto tempo. Daniele da compagno a mister, come con Magnanelli. Quello che mi interessava non era il giocatore, ma la persona. Non rompere le scatole a un giovane se sbaglia una palla, come accade a tanti di 30-32 anni. Lui era un leader, ce lo aveva scritto addosso. Lo ascoltava Strootman come lo ascoltavo io. Anche per il modo con cui ti diceva le cose. Da mister lo vedo bene. Aveva idee, tutto di prima, sapeva dove girarsi. Quando ci giocavo contro in allenamento non gli ho mai preso una palla. Daniele è tranquillo ma se si incazza è tosta“.