Francesca Benvenuti, giornalista di Sport Mediaset, è intervenuta in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione Crossover. Di seguito le sue parole:

L’Argentina ha vinto il Mondiale, ora si può fare un bilancio della competizione. Messi?

«Ha vinto la squadra che da quello che abbiamo visto ha saputo maggiormente adattarsi per superare le difficoltà, affidandosi ad un giocatore giunto all’apice di una carriera straordinaria. Anche Leo Messi ha saputo adattarsi: dopo il tonfo iniziale alla prima partita che aveva messo in discussione le ambizioni dell’Albiceleste, ha preso la squadra sulle spalle diventando sempre più centrale e decisivo. Un giocatore maturo, che arriva all’ultima curva della sua carriera con questa grande umiltà nell’affrontare un impegno così grande. Ha saputo anche “sopportare” il peso del paragone con Diego (Maradona ndr), che magari in passato poteva essere stato schiacciante piuttosto che uno stimolo. Lo stesso Scaloni, che avevamo conosciuto in Italia come un giocatore “normale”, si è dimostrato un tecnico all’altezza che ha saputo condensare un gruppo di calciatori al quale ha aggiunto le sue idee ed intuizioni.»

Essendo stata inviata per Sport Mediaset, che sensazioni ha avuto sull’evento nel mese che sei stata in Qatar?

«Per me è stato un Mondiale fantastico. Ovviamente bisogna ricordare i dubbi sui diritti umani che rimangono gravemente irrisolti nel 2022. Ho trovato però una voglia ed un desiderio di offrire al mondo un torneo indimenticabile, in un paese che chiaramente non ha problemi economici e che quindi ha condito tutto con lo scintillio che poteva dare una superpotenza economica come il Qatar. Io voglio sperare per l’entusiasmo percepito e la voglia di accogliere che questo Mondiale sia un seme che porterà frutti a breve termine: quando ti entra dalla porta principale “il Mondo” qualcosa ti lascia, il Qatar dopo questo mondiale non può più essere lo stesso. Per esempio sono rimasta colpita di non essere riuscita a fare un’intervista ad una donna: solitamente si ritraevano e lasciavano parlare fratelli, mariti o padri. Ecco mi auguro che questo possa cambiare nel tempo più breve possibile.»

Passando alla Roma. Che ripresa di campionato ti aspetti dalla squadra di Mourinho?

«Considerando le ultime partite e in generale l’ultimissima parte del campionato premondiale, la Roma ha bisogno di ripartire forte. Deve fare uno sforzo forse maggiore delle altre squadre, è settima e l’unica strada è ripartire a testa bassa cercando di vincere da subito. Per la Roma tornare in Champions deve essere considerato come un trofeo. Mi chiedo se la Roma ha queste caratteristiche, se avrà la maturità e il cinismo, nella speranza che questo mese di pausa possa aver aiutato tutti. Mi auguro che Mourinho abbia lavorato più sulla testa che sui muscoli. In questo momento sei a sei punti dalla seconda con cinque squadre in mezzo e quindi hai dovere di provarci. Altra cosa la Roma deve imparare a sfruttare le occasioni che il campionato le offre, dato che anche le altre non sono impeccabili.»

Cosa ti aspetti dai giocatori che non hanno partecipato al Mondiale?

«Penso che ci possa essere un desiderio di rivincita, di rivalsa. Credo anche che ci sia il rischio che qualche calciatore che torna dal Qatar possa avere la “pancia piena”, con un fisiologico abbassamento della tensione. Secondo me chi è andato al Mondiale ci stava pensando da settembre e non ha neanche iniziato la stagione. Ci dovrà quindi essere questo sentimento, anche perchè, per chi si è riposato questo mese è un grande vantaggio.»

Sensazioni su Mourinho? Onorerà il triennale con la Roma?

«Credo che conterà ciò che la Roma farà da qui a giugno. Per come conosco Mourinho lui è uno che ama cambiare, scombinare le carte e non perchè non sia contento della città, della squadra e della proprità, anche perchè sennò non sarebbe rimasto neanche due anni. Tre anni nello specifico sono tanti per lui. Se la Roma farà delle grandi cose quest’anno, ecco quello è il momento in cui Mourinho potrebbe salutare, ricordandoci la finale di Madrid e le lacrime con Materazzi o quanto accaduto con il Porto. Quindi se lui vince di solito va via, sennò comunque due anni potrebbe essere un buon bilancio per un allenatore come lui che ama cambiare.»