Densing Moses Sebastian Bruno, allenatore indiano che dagli spalti del Dall’Ara ha lanciato la sua candidatura per lavorare con José Mourinho nel corso di Bologna-Roma, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5. Queste le sue parole:
Vorresti raccontare l’ormai virale “lancio” della candidatura per lavorare con José Mourinho?
«Vengo da Madurai, in India, e sono proprio io colui che ha scritto e lanciato la lettera verso José Mourinho. La mia ammirazione e il mio desiderio di imparare dal tecnico portoghese sono stati d’ispirazione per questa lettera. Mourinho è il mio idolo, aspettavo il momento giusto per consegnargli la mia candidatura e per questo ho acquistato i posti più vicini al tunnel. Purtroppo non sono stato in grado di consegnargliela a mano, quindi ho deciso di lanciarla verso il campo. Ho visto che è stata raccolta dal giornalista di DAZN, Tommaso Turci, a cui sarò per sempre grato. Ho sempre creduto nella frase di Paolo Coelho, quando vuoi qualcosa l’universo ti aiuta per raggiungerla, e in quel momento ho sentito che fosse veramente così».
Come è nata la tua passione per il tecnico portoghese?
«La mia ammirazione per Mourinho è difficile da descrivere. L’ho sempre osservato, ho sempre preso ispirazione da lui fin dagli inizi della mia carriera legando le mie idee alla sua ideologia. Ci sono vari fattori che mi legano a lui: ha iniziato la sua carriera in modo non convenzionale, acquisendo conoscenze da vari allenatori nel corso della sua carriera. Questo sicuramente gli è servito per costruire una forma unica di modo d’allenare. La sua determinazione, nell’essere aperto alle novità, è ammirevole. Sono sempre stato intrigato dalla sua figura e dal modo in cui gestisce le emozioni, unendole al pragmatismo: è una qualità che aspiro a imparare».
Che cosa ti aspetteresti da Mourinho?
«Sarebbe un onore per me poter imparare da lui, indipendentemente dal fatto che sia prendere parte a un allenamento o lavorare con lui, temporaneamente o a tempo definitivo. Raggiungere quest’obiettivo sarebbe un sogno, amerei la possibilità di poter assorbire conoscenze e punti di vista da un allenatore così stimato nel mondo del calcio».
Quale è stata la prima reazione al video poi andato virale di DAZN?
«Sono rimasto scioccato, ovviamente in senso positivo. Era mattina presto, le 7, quando ho ricevuto un messaggio da un ragazzo, Antonio Izzo, che mi girava il video pubblicato da DAZN e da Tommaso Turci. Sono balzato sul letto, non ero in grado di controllare le mie emozioni: un misto di gioia, felicità e anche un pizzico di incredulità. E’ stata una carica di adrenalina assurda».
Mourinho è attualmente in scadenza di contratto: dovrebbe rimanere a Roma?
«Dal mio punto di vista penso proprio che Mourinho debba assolutamente rimanere a Roma. Considerando anche la sua capacità di scovare e dare chance ai giovani, penso che questa possa essere una caratteristica importante per consentire alla Roma di ripartire da basi solide per il futuro. Non dimentichiamoci che Mourinho ha portato la Roma a due finali europee consecutive, ed è lo Special One per un ragione. Parlando dei tifosi, erano davvero incredibili: la passione nello stadio era tangibile, l’energia che hanno portato ha reso l’ambiente elettrico. Vista la loro passione, sono sicuro che abbiano aggiunto un motivo in più d’emozione alla mia esperienza. In momenti come questi mi ricordo perché il calcio è un gioco così speciale».
Come procede la tua carriera da allenatore?
«Alleno ormai da più di 6 anni e posseggo il patentino UEFA C. Al momento alleno a Berlino, ci alleniamo due volte a settimana e poi domenica c’è la partita. Voglio imparare quanto più possibile e, tramite l’esperienza, voglio far diventare i giocatori la miglior versione di loro stessi, dentro e fuori dal campo».
Mourinho è d’ispirazione anche sul piano tattico? Come è il tuo rapporto con gli arbitri?
«Sono molto flessibile per quanto riguarda lo stile di gioco, dipende dalla squadra, dai suoi punti di forza e dalle due debolezze. Ammiro molto la genialità strategica di Mourinho, la sua capacità d’adattamento, la solidità difensiva e l’approccio programmatico che ha dimostrato nei vari paesi europei in cui ha allenato, sempre con successo. La sua concentrazione sull’aspetto psicologico del gioco e la sua relazione con i giocatori è qualcosa che ammiro davvero tanto. Riguardo gli arbitri, penso siano gli ultimi guardiani del calcio. Capisco la pressione a cui sono soggetti e per questo non urlo nei loro confronti, ma protesto quando penso che ci sia un’ingiustizia».
Marcello Spaziani