David Di Michele, ex attaccante tra le altre anche dell’Udinese, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5. Queste le sue parole:
Che Udinese troverà la Roma?
«L’Udinese è totalmente diverso rispetto all’ultimo periodo, viene da alcuni risultati positivi. Il cambio di allenatore ha dato la scossa, i giocatori si sono responsabilizzati. Ora è una squadra tosta e arcigna che si difenderà per provare a colpire in contropiede. La Roma deve stare attenta: quando le avversarie si chiudono i giallorossi cominciano a fare fatica. Sicuramente saranno decisivi i calci da fermo».
Quanto sarà determinante l’aspetto fisico?
«L’Udinese in Serie A è una tra le squadre più fisiche, ha giocatori veloci e forti fisicamente soprattutto in difesa. La Roma attualmente è un po’ acciaccata, ma Lukaku viene da un poker in Nazionale e questo fa ben sperare. La Roma farà la sua partita, sorniona, cercando poi di sbloccarla su calcio da fermo o sfruttando le genialate di Dybala e Lukaku».
Come si spiega l’andamento positivo con Cioffi?
«Chi subentra ha il vantaggio di trovare giocatori che si responsabilizzano. Magari con Sottil era successo qualcosa in spogliatoio, magari lui stesso non riusciva ad alimentare quell’agonismo e quella forza che avevano caratterizzato l’anno passato. Cioffi aveva fatto bene nella sua prima esperienza all’Udinese, ma poi è andato a Verona ed ora è tornato e sta facendo di nuovo bene».
Mourinho rimarrà sulla panchina della Roma per la prossima stagione?
«Non so se rinnoverà, ci sono tanti giochi mentali in corso che sono il pane quotidiano di Mourinho. Qualora dovesse rimanere sicuramente vorrà delle garanzie, si dovrà vedere se la Roma riuscirà a dargliele. Magari ora la dirigenza non sta vedendo né risultati né gioco, se devi far giocare dei giovani devi mostrare anche del gioco. Questo è l’unico dubbio che potrebbe avere la dirigenza giallorossa in questo momento. La Roma non ha la forza economica per rinnovare Mourinho e costruire una rosa ad hoc».
Che cosa ricorda maggiormente dell’esperienza con Luciano Spalletti?
«Era una partita di campionato, stavamo 2 o 3 a 0 per noi. Gli attaccanti avevano segnato tutti, ma io no e mi fece uscire. Gli chiesi perché e lanciai una bottiglietta dopo il cambio, ma sul momento non mi disse nulla. In spogliatoio, poi, mi venne vicino e si avvelenò: mi disse che cosa dovesse fare con me e perché mi lamentassi sempre. Io gli risposi, eravamo entrambi avvelenati. C’è un però: aveva ragione, io avevo esagerato e poi ci siamo chiariti. Avevamo un bel rapporto, diretto e che piaceva a entrambi, ma io non dovevo andare oltre».
Come è sfumato il suo passaggio alla Roma?
«Era il 2008, ero a Torino con un allenatore che non mi voleva e che mi chiedeva sempre di andare via. Io gli dissi di parlare con la proprietà, e intanto parlavo con la Roma e con Spalletti. Avevo anche scelto il numero di maglia, il contratto era pronto. L’ultimo ostacolo era il Presidente del Torino, Cairo: gli andai a parlare per il trasferimento alla Roma, nella squadra che tifo, ma mi disse che non mi poteva cedere a una diretta concorrente per l’Europa League. Gli dissi che rimanere controvoglia sarebbe stato peggio, ma non bastò. Ha tenuto botta e siccome non volevo tornare a Torino sono finito a Londra, al West Ham. A Cairo dissi che invece dell’Europa League c’era il rischio che retrocedessero, e così fu con un clamoroso 4-3. A fine anno tornai in granata, rinnovai e mi diedero la fascia di Capitano, ma personalmente ho perso una grandissima opportunità e non perdonai mai Cairo per questo».
Emotivamente, in che modo ha affrontato la Roma nella stagione 2004-05 in Coppa Italia con la maglia dell’Udinese?
«Questo è un altro aneddoto. Anche quell’anno dovevo andare alla Roma, l’anno successivo andò Spalletti. Avevo già parlato con il Direttore che in quel periodo era Pradé, quell’anno eravamo una squadra formata dal nulla perché magari inizialmente nessuno credeva in noi mentre successivamente abbiamo preso grandissima consapevolezza e abbiamo fatto tutti un campionato incredibile. Siamo arrivati quarti, qualificandoci per la prima volta nella storia dell’Udinese in Champions League, dove nessuno pensava potessimo arrivare».
Quale è, invece, l’aneddoto con Totti?
«Sempre in Coppa Italia, aveva segnato la Roma ed eravamo a centrocampo pronti a battere. Totti mi disse: “Che ci vieni con questi scarpini a Roma?”. Avevo delle Asics blu, cambiate a fine primo tempo, ma alla Roma non ci andai mai. E’ stato comunque un bel momento».
Nel calcio di oggi Di Michele sarebbe titolare?
«Ho avuto l’onore di indossare la maglia della Nazionale, e davanti avevo di tutto e di più: Totti, Inzaghi, Vieri e altri, il fior fiore della creme. Ho fatto le mie presenze e le mie convocazioni, lavorando tanto. Oggi secondo me sarebbe molto più semplice, lavorare con Mourinho sarebbe veramente il massimo. Ho sempre fatto tutta la fascia, in fase difensiva peccherei un po’ di più ma poi Mourinho sicuramente troverebbe qualcosa in copertura».
Chi è il difensore più tosto che abbia mai affrontato?
«Materazzi forse era il più cattivo, ma era nel suo DNA: non lo faceva con cattiveria. Con De Cruz ho giocato poco, per fortuna…Montero invece è il numero 1 per me, avendolo capito e conosciuto posso dire che ti menava se gli rispondevi male o se facevi le sceneggiate. A me e Di Vaio, invece, faceva i complimenti: stava perdendo ma si comportava più che bene con noi».
Marcello Spaziani