Arturo Mariani, fondatore, vice-Presidente e Capitano della Roma Calcio Amputati, autore e mental coach tifoso della Roma, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione “Borderò“. Queste le sue parole:
Quale è la sua storia?
«Sono nato con una gamba sola, fin da piccolo tifosissimo della Roma e con la passione per il calcio. Sembrava impossibile ma, nonostante tutte le difficoltà che ho incontrato, ci ho creduto. Mi sono concentrato sulle capacità che avevo piuttosto che su quello che mi mancava. A 18 anni ho abbandonato la protesi che indossavo e ho cominciato a usare le stampelle per giocare, scoprendo che esisteva una nazionale degli amputati. Quest’anno, poi, ho fondato la Roma Calcio Amputati, prima squadra della capitale».
Come è stata fondata la Roma Calcio Amputati, che vede Simone Perrotta tra i protagonisti?
«Simone è stato uno dei primi a sposare questo progetto, ci ha aperto le porte del suo centro sportivo ma soprattutto del suo cuore. Ora, dopo un anno, siamo 15 calciatori da tutta Italia, ma c’è tanta strada da fare anche a livello culturale. Ho preso tante porte in faccia da piccolo, spesso mi è stato detto che non potevo giocare. Questo progetto nasce dal cuore per arrivare al cuore di tutte le persone che non possono uscire fuori e praticare sport. E’ qualcosa di bello soprattutto a livello culturale, sociale e sportivo».
Come è nata l’Accademia ProAbile?
«Nasce dalla parola “disabile”: è qualcosa che secondo me doveva essere cambiata, ci vorrà un po’ ma preferisco la parola “proabile”. Ognuno ha la propria abilità, nascerà una scuola calcio inclusiva aperta veramente a tutti. Siamo orgogliosi di averla chiamata Accademia ProAbile, aperta a tutti e supportata anche dall’A.S.Roma».
Quante sono le società di calcio amputati e le scuole calcio inclusive in Italia?
«In Italia ci solamente 4 società di Calcio Amputati, e le scuole calcio inclusive sono ancora di meno. Ci credo tanto, invito tutti a venirci a trovare per l’inaugurazione dell’Accademia il 13 gennaio a Guidonia».
Che Roma hai visto fino a questo momento da tifoso?
«Sono un mental coach e Mourinho mi fa impazzire: è uno dei primi motivatori della piazza, c’è una pressione incredibile e puntualmente poi si vede un calo. Sono fiducioso però, già l’anno scorso abbiamo fatto qualcosa».
Quanto è importante la strategia di comunicazione di Mourinho?
«Lui è uno stratega, fa parte del suo essere. Con la sua comunicazione riesce a entrare nella mente dei giocatori tirando fuori il massimo. A livello tattico non è il massimo, ma a livello motivazionale è fortissimo. Un po’ lo è, ma ci fa anche tanto».
Che cosa la ha sorpresa e delusa maggiormente della Roma in questo inizio stagionale?
«L’approccio in partite importanti, che non sempre c’è stato. A volte sembravano leoni. Manca un po’ di costanza a questa squadra, sarebbe da lavorarci perché viene a mancare la grinta costante per 90′. Se Mourinho ha bisogno di una mano sotto questo punto di vista…».
Come si allena la grinta?
«La parte più importante è far sentire la famiglia Roma, quel senso di casa che si sente allo stadio. Lavorerei tanto su quello a livello emotivo, ma secondo me ancora manca questo tipo di attaccamento. E’ anche importante trovare simboli romani, sono un nostalgico di Totti ma per fortuna c’è Pellegrini».
Che cosa si aspetta per il futuro?
«Spero rimpolpino di più questa squadra. Solbakken sarà sicuramente un ottimo giocatore ma spero si possa fare qualcosa in più anche sotto questo punto di vista».
Marcello Spaziani