Maxime Mbanda, rugbista delle Colorno insignito dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica nel 2020, autore del libro Fuori dalla Mischia, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5 durante la trasmissione “Borderò“. Queste le sue parole:
Negli ultimi test-mach l’Italia sembra rinata: cosa è cambiato?
«Sicuramente c’è un’emozione diversa, le ultime partite hanno decretato una sorta di transizione. C’è un andamento positivo, la vittoria storica contro l’Australia, il frutto del lavoro di questi anni. In questi anni si è sempre criticata la Nazionale per le sconfitte, ma quando la Francia è entrata all’allora Quattro Nazioni prima di vincere il suo primo Cinque Nazioni ha impiegato quarant’anni. L’Italia è entrata nel Sei Nazioni nel 2000, sono passati soltanto 23 anni: serve fare gavetta e soffrire, serve tempo. Speriamo che il futuro sia prosperoso e che ognuno possa dare il proprio supporto in campo».
Che emozioni le dà l’azzurro dell’Italia?
«Ogni partita è come se fosse la prima. Ricorderò per sempre il giorno prima del mio esordio in maglia azzurra: avevo sempre pensato di passarlo in modo felice, invece ero tesissimo. Ovviamente è stato il coronamento di un sogno, mi ha fatto pensare a tutti i sacrifici che ho dovuto fare, al sudore e al sangue buttato per anni e anni in campo per arrivare a quel momento. La mia terza partita è stata all’Olimpico contro gli All Blacks, in quei momenti capisci che di tutti quegli sforzi ne è valsa la pena».
Quanto ci vorrà ancora per l’Italia per raggiungere Nazioni come Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda?
«E’ soltanto una questione di tempo. Sei anni fa c’è stata la prima vittoria contro il Sudafrica, ora la prima contro l’Australia. Squadre che fino a poco tempo prima consideravamo imbattibili. Continueremo su questi livelli, la squadra è competitiva e sta dimostrando di potersela giocare con tutti. Nel primo tempo dell’ultima partita contro il Sudafrica l’Italia ha giocato benissimo, contro i Campioni del Mondo in carica. Nel rugby vince chi fa meno errori, dobbiamo cercare di sbagliare il meno possibile».
Che cosa si dovrebbe migliorare per vincere?
«E’ soprattutto una questione di cultura e abitudine a vincere: se sei abituato a vincere sai come gestire i momenti, soprattutto nel finale di partita. E’ successo che l’Italia arrivasse al 60° anche in vantaggio, ma poi venisse rimontata. Per quanto riguarda le qualità non è detto siano più elevate, devi giocare con i compagni, puoi essere anche più forte ma se vai a placcare alle gambe l’avversario più è grande e più fa rumore quando cade a terra. E’ tutta tecnica e abilità nel gestire il gioco fino all’ultimo minuto».
C’è qualcosa che migliorerebbe in lei?
«Direi tutto, sono un perfezionista. Anche in passato quando giocavo le mie migliori partite non sono mai stato completamente soddisfatto, resto sempre con i piedi per terra. Subito dopo le partite vado ad analizzare la mia prestazione, vedendo i miei errori e come correggerli. Il miglioramento ci deve essere a 360°, non c’è un aspetto specifico. Cerco di allenarmi ogni giorno per essere un giocatore migliore».
Dove si può migliorare in Italia parlando di rugby, vita e diritti?
«In Italia come anche in tutto il Mondo bisognerebbe sensibilizzare maggiormente alla cultura del rispetto. In tutti gli sport vale per gli avversari, per i propri compagni, e soprattutto verso gli arbitri, le figure che regolamentano il gioco. Il libro che ho scritto è rivolto soprattutto agli adolescenti, la mia adolescenza è stata complicata e se potessi tornare indietro spronerei il giovane Maxime. L’arbitro fuori dal campo può rappresentare il professore a scuola o i genitori in famiglia. Secondo me manca un po’ di cultura del rispetto, siamo tanti nel Mondo ma dobbiamo agire con il senso del “vivi e lascia vivere”, senza pensare o criticare le vite degli altri. Bisogna cercare di godersi la propria vita, il tempo che abbiamo nonostante possa sembrare tanto è limitato».
Sta seguendo i Mondiali?
«Sì, sono rimasto contento per le outsider che sono riuscite a passare il turno. Ho sempre avuto una simpatia per il Giappone e la Corea del Sud, quest’ultima un po’ meno dal 2002. Spero possa vincere il Giappone, come anche le africane sinceramente. Se invece dovessi pensare alla carriera dei giocatori penso che uno tra Messi e Ronaldo debba vincerlo, per culminare la fine di un’era incredibile».
Lei è tifoso del Milan ma è molto simpatizzante per la Roma: Zaniolo potrebbe essere un rugbista?
«Ho diversi amici calciatori. Chi non conosce questo sport pensa che sia uno sport rude, ma ci sono calciatori che sono diventati rugbisti e viceversa. Bale prima di cominciare a giocare a calcio giocava a rugby».
Marcello Spaziani